Casette e palazzoni

Qualche sera fa stavo andando a trovare un amico in paese; c’è freddo e pure un po di neve. Trovata la strada giusta – una di quelle strade nuove, spuntate da qualche anno e circondate di edifici recenti – mi trovo davanti un gruppo di quattro palazzi disposti a quadrato attorno ad un cortile piastrellato.

Tutt’attorno, a prevalere sono case a schiera – chissà perché le chiamano ville – o palazzine di tre piani. I quattro palazzi hanno sette piani abitabili ciascuno, ed ospitano una folla di appartamenti; invero non tutti occupati, ma si sa che la bolla immobiliare nel modenese non ha mica scherzato.

Mentre guardavo quelle strutture stagliarsi nel cielo stellato mi è venuta una curiosità: ma a quanto ammonta la loro occupazione di suolo? Non in termini assoluti, ovvio: in rapporto ai metri quadri interni abitabili.

Visto che esiste, mi metto a giocherellare con Google Earth; l’immagine a fianco viene dal palazzoni appena costruiti in provincia di modenaprogramma, una cattura a schermo. Con i righelli, si fa presto a dedurre le dimensioni degli edifici: sono quadrati di 19 metri circa di lato. I garage sono una cosa a parte, stanno sotto ai palazzi ed occupano anche il piano terra. A conti fatti, la struttura residenziale utilizzabile dagli abitanti sviluppa una superficie di circa 19*19*7*4 = 10100 metri quadrati. Il complesso non offre un solo metro di verde o di giardino, e in effetti il paesaggio circostante è bruttino. La superficie a terra occupata da queste strutture è approssimabile ad un quadrato di 90 metri di lato, per una pianta a terra di non meno di 8100 metri quadrati, interamente occupati da materiali impermeabili – strutture coperte, parcheggi, lastricati su base in cemento e via discorrendo. Alla fine, questi grandi edifici riescono a fornire grossomodo 1,25 metri quadrati abitabili per ogni metro quadro di terreno occupato. Le limitazioni sono dovute alle distanze: non è possibile avvicinare troppo due palazzi. In linea di massima, la distanza tra di essi deve essere commisurata alle rispettive altezze. Oltre a questo, le vie di accesso ed i parcheggi devono poter soddisfare le necessità dei residenti; più ne ammassi, e più questi spazi devono essere ampliati. Sarebbe possibile ammucchiare più persone in un medesimo spazio, ma netto discapito della sicurezza e della qualità della vita.

Ora un esercizio da scuola elementare: calcoliamo quale sarebbe la pianta a terra di una casetta di due piani con un minuscolo pezzo di giardino; come tipologia costruttiva potremmo immaginare le case a schiera tanto vituperate in questi ultimi anni, quelle a cui si da il nome di “sprawl”. Supponiamo di avere una struttura dignitosa, tipo 110 metri quadrati; per piano fanno 55 metri. Anche qui ignoriamo spessore dei muri e superfici dei garage, tanto per rendere omogeneo il confronto con i condomini sopra descritti; i garage si possono poi interrare, come nel caso dei palazzoni. Bene, alla fine se volessimo ottenere un consumo di suolo di 4 mq per ogni 5 mq coperti (come nel caso del palazzone) potremmo realizzare la casetta su di una superficie di 88 mq. Ci resta poco, ma un alberello ed una panchina potrebbero anche trovare posto nei 33 mq rimasti.

E’ una situazione davvero strana, di quelle che lasciano perplessi. Gli alti palazzoni alla fine, a meno di volerli ammucchiare assieme, non fanno risparmiare chissà cosa per quanto concerne l’occupazione di suolo. Mi sta venendo qualche dubbio attorno alle scelte fatte in questi anni in materia di urbanistica. Non so davvero se valesse la pena costruire questi immensi pollai, oggi semivuoti: magari bastavano strutture un po più basse, più gestibili. La corsa verso il cielo dei nostri palazzi potrebbe rivelarsi meno vantaggiosa di quanto raccontato fino ad oggi.

Comunque, tanto per sdrammatizzare, ci possiamo sempre godere la foto del Villaggio CEP a Bologna; un magnifico tentativo di sdraiare in orizzontale un grattacielo. Anche in questo caso, vien da pensare che tanto gigantismo non era proprio indispensabile. Qualche stecca di casette a schiera poteva bastare.

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