Ogni tanto, nella vita, capitano delle sorprese. Negli ultimi giorni una delle sorprese più discusse è il tonfo delle quotazioni del petrolio: ne ha parlato immediatamente anche la svedese, decisamente più rapida a cogliere il problema. Anche da quelle parti si discuteva di crescita fino a pochi giorni prima. Beh, d’altronde non si poteva fare altro con i dati del momento: il prezzo del greggio saliva inesorabilmente da tempo. Qui sopra, un grafico tratto da Barchart: raffigura il prezzo “spot” pagato sostanzialmente alla consegna. Dopo mesi di ascesa, di colpo il prezzo del greggio è crollato. Tutto in pochi giorni. Non è dato sapere se si riprenderà a breve, ma c’è da dire che le agenzie specializzate in scambi sul mercato dei futures ad oggi consigliano di vendere; questa indicazione è al momento visibile anche qui.
Il semplicistico modello economico corrente – risorsa scarsa e prezzi in ascesa – ha trovato una smentita simile a quella registrata nel 2008, almeno a vedere gli eventi degli ultimi giorni. Con o senza l’ologramma di Bin Laden, s’intende. Il problema è che abbiamo cercato di nuovo di seguire il percorso “riverso un mare di soldi in prospezione ed estrazione => mando alle stelle il prezzo => estraggo ed utilizzo risorse a basso eroei => metto in crisi le aziende e le famiglie => gli acquirenti stremati riducono gli acquisti => il prezzo crolla”. Un altro giro in giostra, sembra quasi che dieci anni siano passati senza insegnarci niente. E si continua imperterriti.
Ad ogni modo: dopo aver passato il periodo giugno – ottobre 2010 attorno a 75 – 85 dollari per barile, è partita la salita recente. Si fa notare bene lo strappo di febbraio – marzo 2011, che ci ha portati a valori debolmente oscillanti attorno ai 100 – 115 dollari per barile. Poi il tonfo: dire che doveva verificarsi è stato facile; dire quando esula dalle capacità di un essere mortale. Ne prendiamo atto: ogni data poteva essere quella buona, vai a sapere. I capricci della banca centrale Usa, o magari qualche outlook economico negativo che ha aperto gli occhi ad alcuni investitori. E’ anche una questione psicologica, e non è detto che non ci siano a breve risalite del prezzo. Potrebbe essere un saliscendi complicato.
Ora la cosa disgraziata è che i problemi del mercato dell’energia torneranno probabilmente in secondo piano; nella mente di molte persone varrà l’assunto “prezzo basso = problema risolto”. Purtroppo, questo tonfo è precisamente la dichiarazione della gravità della cosa: abbiamo raggiunto e sfondato i limiti fisici della nostra industria estrattiva, e ci abbiamo rimesso le penne per l’ennesima volta. E ora, avanti con un altro giro di giostra. Finché ci si riesce.
Ps: stasera al Nymex volano già quotazioni di un centinaio di dollari a barile. Non impariamo mai niente.