Leggo un proclama dal sapore quasi umoristico del ministro Passera: dice che in Italia dobbiamo subito aprire cantieri per le grandi opere. Chi mi fa tornare in mente. In rete gira la notiziola su svariati ed innumerevoli articoli di giornale. In particolare trovo scritto sul Corriere che “…Dei 100 miliardi per le infrastrutture, ha spiegato Passera, 27,7 «riguardano progetti approvati al Cipe, opere confermate e piano sud». Il ministro ha poi sottolineato che «queste opere creano occupazione, obiettivo fondamentale della nostra azione. Abbiamo misurato con una stima – ha precisato – che i 27,7 miliardi si portano dietro circa 400mila posti di lavoro di cui 280mila già stabilizzati e 100-120mila nuovi…”.
Se (27,7 · 10^9) / 400.000 = 69.250, devo dedurne che questa è la spesa da parte pubblica per creare un posto di lavoro tramite cantieri. Impossibile dire se sia poco o molto, dato che bisognerebbe sapere anche per quanti anni i suddetti posti esisteranno. Sospetto per non molto, ma chi può dirlo. La finanza creativa.
A parte le facezie sui fumosi posti di lavoro – sembrano tirate fuori da una campagna elettorale di fine anni ’90 – il piano cosa sarebbe? Il ministero ci ha pubblicato un sito, giusto per permetterci di vedere di persona cosa hanno in mente. Ci sono parecchi interventi in programma, quelli per l’Emilia Romagna si vedono anche in mappa. Nel caso della mia regione si tratta di quattro opere, decisamente poche rispetto alla media nazionale. L’ampliamento del porto a Ravenna ed il raddoppio della ferrovia tra Parma e La Spezia sono opere fattibili ed abbastanza utili, al di là dei costi finali che saranno probabilmente gonfiati rispetto a quelli stimati. La metropolitana a Bologna è una tiritera che si trascina da quando ero piccolo io; sospetto che potrebbe trattarsi di una ulteriore edizione del disastro “Civis“, una roba che fa precisamente quello che può fare una corsia preferenziale per autobus, ma ad un costo centuplicato. Meglio che mai un banale tram, ma è bene non dirlo: ti rispondono che non siamo mica in Polonia.
A destare imbarazzo è l’autostrada tra Campogalliano e Sassuolo: questa mi aveva già fatto arrabbiare in passato. In Italia come sempre spendiamo miliardi per le opere e poi evitiamo di farle funzionare con una cura davvero certosina; ma realizzare un’autostrada per collegare un polo industriale che negli ultimi anni si è praticamente dimezzato è qualcosa di perfino peggiore. Chi ci vive attorno sa bene che il distretto ceramico ha vissuto la sua caporetto nell’ultimo lustro; e visto l’andamento dell’industria edile, non è difficile prevedere il futuro prossimo. Le stime sui costi sono diverse oggi rispetto ad allora: sul sito del ministero si parla di 598 milioni di euro, contro la precedente valutazione di 506. Sarà stata l’inflazione al 2%.
L’ampliamento della ferrovia tra Parma e La Spezia pare debba essere eseguito a pezzetti, dicono loro “in ragione delle scarse disponibilità finanziarie“. Forse non riescono a mettere catrame al posto delle rotaie. I tronconi interessati sarebbero questi: Parma – Osteriazza (25,5 km circa); Berceto – Pontremoli (21 km circa); Pontremoli – Chiesaccia (17,5 km circa). Al momento la spesa proposta è di 234,6 milioni di euro.
Davvero istruttivo il fatto che l’autostrada per Sassuolo, chiaramente inutile e del tutto fuori tempo, verrà finanziata per un buon 60% dai privati, che poi la vorranno gestire; non discuto sul fatto che si tratti di un bluff: man mano che i costi raddoppiano, triplicano e via dicendo l’onere in eccesso lo pagheremo noi tutti con le tasse. Però esiste un gruppo di aziende che pensa di fare soldi gestendo un’autostrada. La ferrovia tra Parma e La Spezia invece la finanzia tutta l’ente pubblico, che infatti lamenta difficoltà a completare il raddoppio. E in una nazione nella quale la disponibilità di carburanti è al collasso questa cosa è tragicomica. Lamentarsi degli amministratori pubblici va bene, ma bisognerebbe spendere qualche parolina anche attorno alle capacità di analisi dei manager delle aziende provate. Tant’è.
Tralasciamo per un momento le singole opere e ragioniamo sulla vicenda quattrini. Il piano proposto da Passera a regime muove costi pari a 100 miliardi di euro: e li prendiamo a prestito, non piovono dal cielo. Al momento attuale il parco debiti dell’Italia è prevalentemente costituito dai BTP, ad aprile 2011 pesavano sul totale per un 64,4%; è possibile vedere i rendimenti lordi medi per questi titoli sul sito del ministero. All’ultima asta quelli con scadenza a 5 anni erano al 4,86% annuo, grossomodo. Teniamo a mente che la durata media dei nostri titoli di debito è leggermente più elevata. Se prendo a prestito sotto questa forma 100 miliardi di euro, non mi limito a restituire la somma a rate: devo pagarci anche gli interessi. Immaginiamo di accendere periodicamente titoli quinquennali per, che so, 40 anni al 4,85 % di interesse; interesse che pago sul debito residuo, che cala man mano che viene estinto. Gli interessi da pagare sulla somma presa a prestito sarebbero 10^11 · ((40+1)/2) · (4,85/100) = 99.425.000.000 euro. Già, 99 miliardi e rotti: prendendo i soldi a prestito mi trovo a spendere in interessi una cifra quasi identica a quella che ho ottenuto. Faccio lo stesso lavoro con un certo anticipo, ma pago due volte. La finanza moderna.
Con questo piano il nostro governo desidera probabilmente dare sbocco ad una industria delle costruzioni che non sa bene a chi vendere il calcestruzzo che produce; gli obiettivi delle singole opere sembrano godere di poca considerazione. Qualcosa di buono in mezzo c’è, non è solo catrame; ma in apparenza il meccanismo di finanziamento è quello consueto, coprirsi di debiti. E i debiti sono un problema oggigiorno. Luci ed ombre insomma; che ne pensate?
come prima impressione mi pare che si riempiano tutti la bocca con Keynes ma finiscano con intenderlo come uno che proponeva di spendere a vanvera per inventare stipendi. Mentre il buon Keynes non ha mai parlato di vivere di debiti: gli investimenti da fare restano quelli che si ripagano. E Passera lo sa benissimo, non è certo meno preparato nè di te nè di me…
Ciao Fausto.
Questo mio, non è un commento specifico su quest’articolo che ho trovato valido come sempre, ma un ringraziamento generale sul tuo lavoro. Leggo sempre con grande interesse i tuoi articoli e approvo il tuo mondo di “entrare” nelle notizie facendo quadrare le cifre. Sono davvero contento di essermi iscritto al tuo blog .
Silvano Ventura
Beh, ringrazio per l’apprezzamento! Comunque io sono una creatura primitiva ed assai limitata, ho messo su questo diario elettronico per costringermi a fare allenamento con qualche numerino. La verità è che probabilmente ci vorrebbe il contributo di altre persone: un solo autore / gestore spesso non va molto lontano.
Nei prossimi giorni sono assente per lavoro. Buone cose a tutti.