Notizia di fine inverno: in Italia ha fatto freddo. Sai che notizia, vero? Ci sono state temperature elevate per parte dell’inverno, e clima rigido giusto a febbraio e marzo. Comunque nulla di eclatante invero, il solito trantran.
No, il freddo a cui mi riferisco è un’altra cosa: è il freddo patito dentro casa. Giusto per farci un’idea del problema, segnalo l’articolo del Carlino, tramite della voce del dottor Agostini: “…nelle abitazioni delle persone c’è sempre più freddo. Mi trovo di fronte a persone che tengono acceso il termo un’ora, due ore al giorno e basta perché non hanno soldi per pagare le bollette che per tanti sono diventate insostenibili. Chiaramente tutto questo fa sì che si ammalino sempre di più…”. L’ex presidente dell’Ordine Professionale si trova tra le mani una anomalia nelle affezioni respiratore, si mette ad intervistare i malati e scopre che si ammalano perché non riescono a scaldare le proprie case. Stesso tono per per i sammarinesi, che si aggregano. Sembra quasi di sentire le voci dei cittadini della Grecia, abbandonati al proprio destino ed incapaci di far fronte alle spese più banali. Solo che stavolta queste meste voci vengono dalla Romagna, a poco più di un centinaio di km da dove vivo io.
Sento discutere da anni del fatto che in Italia – ed in generale nel mondo sviluppato – dovremo accettare un rientro a disponibilità di combustibili fossili più ragionevoli. Ci sono anche i profeti di sventura in circolazione, quelli che ci raccontano che moriremo come mosche di fame e di freddo. La realtà è sempre diversa dalle sue raffigurazioni, anche se contiene spesso qualcosa di ciascuna di esse. Nel nostro caso, i consumi domestici di gas naturale stanno probabilmente già diminuendo, anche se con calma: un dato limitato agli ultimi anni può venire dalla Autorità competente, che distingue puntualmente gli impieghi della risorsa. Per avere un qualche termine di paragone vi propino anche l’andamento delle temperature invernali targato CNR.
Variazioni nelle temperature medie del periodo invernale. Fonte: CNR Isac.
Le anomalie termiche degli ultimi anni probabilmente le conoscevate già. A spiccare di recente il balzo all’insù dell’inverno 2007 – 2008, quando fiorivano i peschi a gennaio. Tolto questo valore particolare, nell’ultima decina di anni abbiamo a che fare con scarti di 0,5°K in più o in meno. Nella nostra nazione almeno 7 comuni su 10 si situano in fascia climatica D ed E, con valori di gradi giorno tra 1.401 e 3.000 – con netta prevalenza della fascia E. Immaginando di avere a che fare con un periodo di impiego degli impianti di 180 giorni, in una città come Bologna una anomalia termica positiva di 0,5°K implicherebbe un risparmio di (0,5 · 180) / 2.259 = 3,98% circa. Il clima dell’annata incide, ovviamente.
I consumi di gas in ambito domestico – stando all’Autorità competente – nel 2006 erano di 20,76 miliardi di mc. Passata l’anomalia dell’inverno caldo, nel periodo 2009 – 2011 si sono attestati sui 20 – 22 miliardi di mc. Nessun mutamento apparente, almeno non sostanziale: l’unica grossa oscillazione negativa nei consumi si registra nel 2009, e quasi esclusivamente in campo industriale e termoelettrico, con un temporaneo -6% sul totale prontamente riassorbito. Come dire: la crisi mordeva per un istante le industrie ed alterava il mix elettrico, ma poco o nulla cambiava in tema di consumi domestici.
Giusto per farsi un’idea degli andamenti, potrebbe valere la pena di ragionare sui consumi domestici di gas per abitante. Aggiungi la demografia alla torta, e le cose cambiano un po. Il dato bell’e pronto esiste, e lo fornisce Istat tra gli indicatori ambientali delle aree urbane: solamente per i capoluoghi di provincia però. Mettendo assieme i valori esistenti per le province del Nord Italia – le meglio servite dalle rete gas – ne possiamo ottenere qualcosa di moderatamente interessante.
Consumi domestici pro capite di gas metano (mc), capoluoghi del nord Italia. Fonte: Istat.
La raffigurazione dei consumi domestici di gas per abitante – limitata come detto ai capoluoghi di provincia – mostra bene la caduta che ci potevamo immaginare nel 2007: temperature miti a fine anno. Nel 2009 – 2010 ripresa vistosa: freddo intenso, un fatto prevedibile. Gli italiani, almeno in casa, non hanno prestato attenzione ai venti di crisi e si sono serviti del gas per scaldarsi nella misura in cui poteva servire. E’ il 2011 la nota stonata: l’annata incide su due inverni nella norma, niente di particolare; le temperature dei mesi freddi sono rientrate più o meno ai livelli dei primi anni duemila. Eppure i consumi sono scivolati in basso, molto in basso, e probabilmente la discesa troverà conferma quando saranno resi disponibili i dati per il 2012: almeno a prestar fede alle anticipazioni di Qualenergia.
Morale: non è ancora possibile dire con assoluta certezza se in casa alcuni di noi italiani si trovino in difficoltà con le bollette del gas; eppure il problema comincia a trasparire, almeno a prestare fede al riscontro empirico offerto dai medici romagnoli. E la discesa nei consumi per persona registrata nel 2011 desta qualche sospetto: ampia quasi quanto il salto registrato a causa del mite inverno 07/08, ma priva di giustificazioni stando al dato climatico del CNR. Che il 2012 sia o meno l’anno del cambiamento in tema di consumi domestici di gas, varrà forse la pena cominciare a ragionare sul tema della buona gestione dei nostri consumi di energia casalinghi. Non è il caso di attendere troppi inverni, visto l’andazzo: la bronchite è una compagnia spiacevole.
è chiaramente spiacevole che la gente soffra perchè non ha i soldi per scaldarsi (e, per quanto suoni cinico, anche antieconomico se si ammala di conseguenza).
Invece sarei molto contento (e se ci vuole una crisi, beh che sia) che più gente possibile impari che: a)ci si può mettere un maglione in più b)il bagnetto al bimbo TUTTE LE SERE fino a quando ha 8-10 anni è un comportamento incivile c)mettere dei termostati programmabili e imparare a settarne le curve di regolazione non è disonorevole in quanto ostentazione di tirchieria, nè richiede tantomeno un premio nobel, davvero.
Per uscire (neanche tanto) dal seminato poi:
1) l’Italia è leader nella produzione degli scaldacqua elettrici (disastrosi economicamente rispetto ad analoghi a gas o rispetto alle ultime pompe di calore): andrebbero banditi
2) il riscaldamento centralizzato con spese divise per millesimi immobiliari è una roba da regime di socialismo reale: in URSS (e oltrecortina in genere) tutti gli appartamenti urbani erano teleriscaldati. Bene, si dirà; peccato che la tariffa era a m2/anno ed il sistema di regolazione consisteva nell’apertura delle finestre. Il tutto pesava poco sul cittadino per unità di calore consegnata. Peccato che il tutto (e qui all’inefficienza per mancato inseguimento del fabbisogno reale parlo anche dell’inefficienza delle reti per carenza di manutenzione) rendesse in tanti casi il servizio così poco prestazionale che ogni famiglia si corredava di scaldini elettrici per l’integrazione. Parlo al passato non tanto perchè sia finita, ma sicuramente migliorata con forte attenzione a sanare la situazione in qualche anno (sebbene con difficoltà probabili per il meno abbienti, ci risiamo).
post interessante comme anche il tuo blog! molto dettagliato e ben scritto. ti seguirò volentieri!
Complimenti per il blog. Interessante.
La bronchite no, per carità! Ma forse un pò più di uso moderato e intelligente non sarebbe male. Come nelle scuole, si entra alle 8 che il caldo è insopportabile, alle 10 gli alunni sono sudaticci, si esce e si prende la bronchite per l’eccessiva escursione termica tra dentro e fuori. L’uso moderato per mancanza di soldi è incivile, ma anche l’uso smoderato (e a me sembra che oggi tutto venga largamente e inutilmente consumato) è incivile.
Condivido le osservazioni che fate, sulla necessità di usare il riscaldamento in maniera più oculata. Quello che ci vorrei aggiungere è che forse dobbiamo guardare al futuro con più sospetto, porci domande del tipo “e se domani la bolletta non mi riesce di pagarla?”, oppure “e se domani il vecchietto romagnolo fossi io?”. Non credo che viviamo nell’imminenza di un istantaneo disastro cinematografico – credo poco ai fuochi d’artificio del cinema – ma indubbiamente i cambiamenti sono sotto i nostri occhi. Ancora una volta è solo questione di tempo.
Mi hai fatto tornare in mente un mio vecchissimo post… grazie.
Io penso che si può rivedere l’utilizzazione di tutti i consumi, usare il buon senso e smettere di sprecare. E sono d’accordo sul mettersi un maglione invece di pretendere di stare in maniche di camicia in pieno inverno dentro casa. Più oculatezza e meno costi e più benessere per tutti nel futuro.
E poi le statistiche…sono per chi vuole continuare ad avere profitti stellari.
Ti invito a partecipare alla mia iniziativa di pubblicare ogni venerdì una buona notizia. e ce ne sono che i media ci nascondono perchè il panico fa audience.
Se ti interessa leggi il mio articolo ME>WE.
Love
L
Si, io sono lagnone: fin da bambino! Fa parte della mia natura.