L’altezza delle erbacce

La dannazione di chi fa agricoltura? L’acqua? Le tasse? Il prezzo del gasolio? E’ tutta roba interessante per chi ha avuto la ventura di lavorare nei campi, ma ciò che fa fumare le orecchie ad un agricoltore in carne ed ossa è ben altro: uscire di casa e scoprire che qualche insetto insolente si è messo bucherellare le belle pesche coltivate per un anno intero, e pronte per la raccolta. O magari farsi un giro vicino al mais ed osservare che una legione di erbacce impertinenti sta superando in altezza le piante coltivate. Tutte cosette che abbiamo osservato attorno a casa quest’anno; in parte a nostro danno ed in parte a danno dei vicini – mal comune mezzo gaudio. Gli agricoltori, che siano ortolani della domenica o gestori di grandi imprese, reagiscono tutti alla stessa maniera: passando alle vie di fatto, non prima di avere proferito qualche bestemmia. Dopo un anno di lavoro, non hai voglia di perdere tutto a favore di creature voraci che nemmeno ti ringrazieranno per il banchetto; non è questa la visuale che desideri.

erbe infestanti, trattamenti erbicidi, rotazione

Le strategie impiegate per far fronte a questi problemi sono molteplici, ed interagiscono in maniera terribilmente complicata con gli altri parametri del sistema ambiente. Storicamente, almeno nel caso delle erbacce, la linea di condotta è stata quella di praticare rotazione colturale. Quest’anno pianto mais, l’anno prossimo orzo, poi magari passo alla barbabietola – con o senza un intermezzo di leguminose – o mi rassegno a ritirare velocemente il terreno a foraggere per due o tre anni. Alla scuola elementare vi hanno raccontato che la rotazione fa bene al suolo perché alterna piante con richieste differenti di nutrienti, e perché permette di inserire qualche azoto fissatrice. Vero, ma si potrebbe anche fare senza. Il trasferimento dei nutrienti e la fornitura di azoto sono possibili anche movimentando fertilizzanti, sia deiezioni che prodotti sintetici. Nulla vieta di lasciar perdere la rotazione, o di ridimensionarla; è cosa fattibile.

Quello che non è fattibile è il controllo delle infestazioni. Se quest’anno semino mais e l’anno prossimo pure, succede che mi riempio i campi di erbacce che hanno lo stesso ciclo vitale del mais. Piante a rapida crescita, a ciclo estivo, capaci di sopraffare la coltura – e di far imbestialire l’agricoltore. Se in mezzo alle due annate di coltura a ciclo estivo – mais, sorgo, soia – inserisco un cereale autunno vernino come il frumento tenero, succede una cosa davvero antipatica per le amiche erbacce: non riescono a germogliare. In primavera il suolo sarà coperto dal frumento già alto. E le poche che riescono a germogliare fanno una brutta fine, si sviluppano a stento in uno strato superficiale di suolo già all’asciutto per colpa del competitore coltivato e non irriguo; all’epoca del raccolto, precoce nel caso del cereale autunno vernino, vengono sterminate senza essersi riprodotte con successo. In sunto: con la rotazione colturale spezziamo il ciclo riproduttivo delle erbe infestanti. Il mais distrugge il papavero, proteggendo il grano. Il grano distrugge l’amaranto, proteggendo il mais o il sorgo. L’erba medica distrugge qualsiasi cosa in qualsiasi stagione, venendo falciata di continuo; ma è preda della cuscuta. Che però farà una brutta fine in mezzo al sorgo o all’orzo. E via così.

Come faccio a saperlo? Basta nascerci in mezzo e sedersi a guardare cosa fanno gli anziani. Una tecnica funzionale in agricoltura si definisce come un complesso di azioni che potrà essere messo in atto con successo da te, dai tuoi figli e dai tuoi nipoti. Se ti sbagli, ti fermi e vai in rovina. E con le erbe infestanti è proibito sbagliare, altrimenti non si mangia. Cosa succede se ti fai venire l’idea di fare esperimenti in agricoltura? Gli esperimenti più o meno riusciti li abbiamo fatti tutti; anche attorno a casa mia abbiamo visto tentativi di cambiare le tecniche di coltura, più o meno brillanti. L’esperimento più grosso della nostra epoca, almeno in tema di erbacce, è stato quello delle colture transgeniche resistenti agli erbicidi. Metto dei geni in una pianta coltivabile per far si che resista ad un erbicida. Poi eseguo i trattamenti, ma non in pre semina o pre emergenza: a pianta già sviluppata. Normalmente morirebbe, ma questa è diversa: resiste. A morire sono le erbacce, già sviluppate e decisamente vulnerabili. Una vera magia.

Se c’è una cosa che ti insegnano a scuola, è che Darwin ha sempre ragione. Non c’è pezza, non sbaglia mai. Libera una nicchia ecologica da qualche parte, e vedrai che qualcuno cercherà di occuparla: è una delle leggi di natura che spingono il processo evolutivo su questo pianeta. Il mais transgenico poteva fare eccezione? Ovviamente no. Man mano che gli anni passano, le piante infestanti che sono bersaglio degli erbicidi vengono selezionate: tutte quelle che hanno una qualche resistenza alle sostanze impiegate sopravvivono; le altre periscono. Più estensivo è l’impiego dei diserbanti, più rapido sarà lo sviluppo di resistenze nelle malerbe. Banale aritmetica evolutiva. Per sapere se è vero, e se i danni sono grossi, a chi chiedereste? A vostro cugino? Agli anarco insurrezionalisti? Ai cacciatori di scie chimiche? Perché invece non domandare ad una multinazionale del settore?

Specie di erbe infestanti, erbacce, resistenti al glifosato / glyphosate / roundup negli UsaSpecie di erbe infestanti resistenti al glifosato. Fonte: Pioneer.

L’azienda ci informa del problema senza tanti giri di parole. Ci sono resistenze accertate un po ovunque negli Usa, e talora ci si trova davanti ad infestanti capaci di resistere a più di un principio attivo – che è un successo evolutivo davvero brillante. Maledetto Darwin, ci perseguita da un secolo e mezzo e non vuole smettere. La faccenda è ben nota: all’origine utilizzavamo trattamenti erbicidi in maniera sporadica, discontinua. Successivamente, qualcuno ha avuto l’idea di spingere su monocolture – o avvicendamenti modesti costituiti da sole specie a ciclo estivo – creando problemi di contenimento delle infestanti. Il passo successivo era ovvio: passare a cultivar resistenti agli erbicidi, ed usarli continuamente. E’ stata una bella festa, ma è durata poco.

Adesso si mette abbastanza male in Nord America: l’intero continente pare infestato da erbacce che nel diserbante ci sguazzano. I sondaggi svolti da Stratus tra gli agricoltori lasciano pochi dubbi: “…The trends are dramatic: Nearly half (49%) of all US farmers we surveyed said they have glyphosate resistant weeds on their farm in 2012, up from 34% of farmers in 2011. [….] It’s spreading at a faster pace each year:  total resistant acres increased by 25% in 2011 and 51% in 2012….”. A tutto il 2012, 61 milioni di acri di terra infestati in maniera tangibile negli Usa; quasi raddoppiati rispetto al 2010. Se consideriamo che la terra arabile negli Usa ammonta a 1.600.000 kmq, trovarsi tra i piedi 247.000 kmq di superfici infestate non è simpatico. Specie se si manifestano trend di crescita esponenziale. Naturalmente il problema esiste anche altrove, come ad esempio in Canada. Potete comunque farvi una idea di come siamo messi con l’aiuto di Weedscience; in Italia almeno 30 casi singoli accertati.

Che si fa? Introdurre nuove sostanze non è una gran soluzione, quelle che non abbiamo sperimentato sono di solito esageratamente dannose. Forse è il caso di ricominciare a fare un po di agricoltura, fatta come si deve: chimica si, ma finché ha senso. Probabilmente qualche trucco millenario, come avvicendare le colture, può dare una grossa mano a far fronte a certi problemi. Senza dimenticare gli approcci innovativi: se le fetenti erbacce non si levano dai piedi, puoi sempre mangiarle. Non è uno scherzo, qualcuno ci sta pensando davvero: in particolare con l’Amaranto, così inviso agli agricoltori americani per la sua coriacea resistenza ai trattamenti. Si tratta di una tradizione millenaria, riscoperta e rivalutata in anni recenti dopo secoli di oblio. Se non puoi sconfiggere il nemico, fattelo amico.

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Una risposta a L’altezza delle erbacce

  1. nottebuia ha detto:

    Molto interessante, non conoscevo alcune implicazioni relative alla rotazione delle colture, soprattutto sulle piante parassite.

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