Di polveri sottili, stufe a legna, stufe a petrolio

Emergenza inquinamento: c’è sempre un’emergenza dalle mie parti. Che poi il termine emergenza si dovrebbe riservare ad eventi occasionali, sporadici, imprevisti. Dire che la Pianura Padana sia coperta da una coltre di fumi tossici in inverno – e purtroppo in parte anche nelle rimanenti stagioni – è raccontare ovvietà arcinote. La ventilazione sulle nostre pianure è a tratti scarsa, e le emissioni inquinanti sono terribili e diffuse: ci vuole poco a capire quale possa essere il risultato. Una gigantesca camera a gas, estesa dalla Romagna fino al Piemonte. Esistono valide banche dati che ci raccontano il fenomeno in quantità. Per la mia Emilia Romagna, provvede Arpa: diamo un’occhiata ai dati pubblicati in tema di polveri più o meno sottili.

pm 10 2.5 concentrazione polveri fini sottili 02-02-2017Concentrazioni di pm10, 02 02 2017. Grafica: Arpa.

In pratica l’intero territorio pianeggiante della mia regione è stato ricoperto da una coltre di smog gigantesca, per varie giornate. Quello di inizio febbraio è stato uno degli episodi peggiori, ma non certo un evento isolato. Tutti gli inquinanti erano presenti nell’aria in quantità elevatissima; la carta relativa alle polveri – nel caso sotto i dieci micron – lascia pochi dubbi. Il problema è sempre lo stesso: se non ci sono né vento né pioggia, i fumi nocivi che produciamo si ammassano indefinitamente. Ovviamente la caccia ai responsabili si fa rovente, tra blocchi del traffico ed ordini di limitazione dei riscaldamenti. Un colpevole di gran moda è la combustione di biomasse: falò nei campi, caminetti a legna, stufe a pellet. Quelle colonne di fumo opaco e denso, visibili da lontano, qualcosa devono pur fare. Dalle mie parti alcuni sindaci hanno anche cercato di vietare a più riprese l’impiego di questi combustibili. La situazione, nonostante l’impegno profuso, non pare essere cambiata di molto.

pm 10 2.5 concentrazione polveri fini sottili 18 10 2016Concentrazioni di pm10, 18 10 2016. Grafica: Arpa.

Attorno alla mia Modena succede quel che succede altrove: la città è infestata di smog. Le polveri sottili si ammassano in abbondanza. Nell’immagine sopra, sempre tratta da dati Arpa, possiamo riconoscere concentrazioni elevate di inquinanti sul centro cittadino; e sul distretto industriale di Sassuolo, patria delle industrie ceramiche. C’è anche un bel serpentone di colore arancio esteso da Campogalliano al confine col bolognese. Ora, che polveri e compagnia ci ricoprano come una trapunta è fatto noto: ma chi è il colpevole? Se io inquino, il vento sparge gli effetti un po ovunque. Per cose come il pm10 la situazione si complica: più fini le polveri, più alto il loro tempo di permanenza in atmosfera. Viaggiano su grandi distanze, e diviene quasi impossibile capire chi le abbia prodotte e dove esattamente. Così ognuno può divertirsi a dare la colpa a chi crede: tanto come possiamo smentire?

pm 10 2.5 concentrazione polveri fini sottili 13 12 2016Concentrazioni di pm10, 13 12 2016. Grafica: Arpa.

Sarà. Ma se il vento spazza via tutto e poi si ferma di botto, che succede? Succede che l’inquinamento è sparito, e noi con le nostre attività lo torniamo a produrre. La carta di concentrazione, dapprima tutta verde, inizia a colorarsi: solo che l’assenza di vento impedisce agli inquinanti di spargersi un po ovunque. Di giornate di questo genere ce ne sono; non sono tante, ma le possiamo individuare qua e la spulciando i dati archiviati da Arpa. Nell’immagine sopra possiamo notare qualcosa di interessante: sullo sfondo verde e pulito, pian piano, tornano a riemergere le concentrazioni di inquinanti immesse dalle varie attività antropiche. C’è un lunghissimo serpentone giallo, che si dipana per tutta l’Emilia e che si intravvede a tratti anche ad est di Bologna; è una gigantesca fonte lineare di particolato, assai evidente anche in una rappresentazione tutto sommato semplificata – a sole 5 classi. Si tratta dell’Autostrada del Sole, la stessa che si poteva osservare nell’immagine centrata su Modena.

pm 10 2.5 concentrazione polveri fini sottili 14 11 2015Concentrazioni di pm10, 14 11 2015. Grafica: Arpa.

Il cumulo di polveri che taglia l’Emilia si può osservare, a pezzi o quasi intero, anche in moltissime altre date. Non è difficile scovarlo. Anche a concentrazioni medie di inquinanti più elevate riesce a risultare evidente, purché il vento sia scarso. Si tratta di una fonte di emissione incredibile: riesce talora a surclassare i centri abitati maggiori, perfino in pieno inverno. Un monumento all’opera dell’uomo, non c’è che dire. Questa considerazione getta una luce sinistra anche sul resto della cartografia: gli altri punti caldi che vediamo cosa sono? Sono davvero caminetti e barbecue? O potrebbe trattarsi di qualcosa di diverso? Forse dovremmo indagare meglio la questione?

pm 10 2.5 concentrazione polveri fini sottili 21 11 2016Concentrazioni di pm10, 21 11 2016. Grafica: Arpa.

Tristemente, nella pianura emiliana è sempre facile individuare il tracciato delle autostrade – specie la più importante, l’Autostrada del Sole. Basta osservare le concentrazioni di inquinanti nelle giornate di scarsa ventilazione: ci potremmo disegnare una carta sufficientemente attendibile. Il comportamento dei nostri serpentoni di catrame lo abbiamo evidenziato per via visiva, senza fatica. Ma qualcuno si è preso la briga di quantificare per bene il fenomeno? Certamente, e si tratta dei soliti tecnici di Arpa, Apat, Cnr: ogni tanto conducono qualche campagna di misura localizzata per studiare un problema specifico. Per dire, già dieci anni fa a Parma ci si poneva l’obiettivo di quantificare in qualche modo la produzione di particolato inquinante imputabile alle reti stradali. Resta qualche traccia di quelle esperienze in articoli e rapporti, come questa trascrizione di un articolo della Gazzetta di Parma. Testualmente: “…. Antonio De Maio e Silvia Brini di Apat (Agenzia statale per la protezione dell’ambiente e i servizi tecnici) hanno presentato il rapporto su «Qualità dell’ambiente urbano». Il volume spiega che in Italia, il 34% delle polveri sottili Pm10 è prodotto dalle vetture, il 46% dai mezzi pesanti ….”. E fin qui siamo alle stime, discutibili come sempre.

Nella stessa occasione i tecnici degli enti deputati a svolgere i controlli si permisero di riferire qualcosa di più sostanzioso: “…. Lo conferma una ricerca su Parma presentata dal direttore dell’istituto sull’Inquinamento energetico del Cnr, Ivo Allegrini, e da Lorenzo Bertuccio, direttore scientifico di Euromobility. Fra il 9 e il 17 febbraio, i tecnici del Cnr hanno installato 18 punti di rilevazione dell’aria lungo i 17 chilometri di A1 del territorio comunale. Lo studio sottolinea che non meno del 30% degli agenti inquinanti nell’aria cittadina provengono dall’autostrada. Ogni giorno, quel tratto di A1 è percorso da 37mila auto (45mila il venerdì) e 27-28mila camion. Ma esce al casello di Parma solo il 28% delle auto e il 17% dei camion. Questi ultimi emettono due tonnellate al giorno di ossidi d’azoto e due quintali di Pm10. Per dirla con Vignali, dal punto di vista dell’inquinamento «l’autostrada è una seconda Parma, affiancata alla città reale …..”. Una seconda Parma, raccontava allora il sindaco.

Ma noi lo sapevamo già: le mappe colorate con le quali abbiamo giocato poco sopra dicevano esattamente questo. Bastava guardarle. E dire che le vendite di carburanti relative alla rete autostradale non rappresentano certo la fetta più consistente del totale: cosa è in grado di fare allora il nostro intero sistema stradale quando si parla di inquinamento? Quale mostro abbiamo davanti? Questo è un tema di cui in Italia è proibito discutere, un tabù. Non si va molto oltre i sussurri o i trafiletti sulla stampa locale; e d’altronde abbiamo poca scelta, in un Paese che pare trovare la propria ragion d’essere negli ingorghi e nei raccordi. E così anche domani, in giro per l’Emilia, enormi nuvoloni di polveri si leveranno dalle nostre strade a disegnare tante belle curve di concentrazione sulle mappe di Arpa. Il sindaco del mio paesino ogni tanto, quando le condizioni meteo sono cattive, vieta di bruciare legna e sfalci. La nostra passione per il maquillage non tramonta mai.

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6 risposte a Di polveri sottili, stufe a legna, stufe a petrolio

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  2. ugo ha detto:

    Fantastico! Per completare il quadro sarebbe il caso di ricordare che se tutti quei veicoli circolano è perché esiste (fisicamente, intendo) qualcuno che li guida e perché devono consegnare merci per sostenere masse numerosissime di persone. Se tutte quelle persone esistono è perché qualcuno le ha messe allegramente al mondo e, in tempi più recenti, perché qualcun altro provvede a importarne ulteriori vagonate messe allegramente al mondo altrove. I problemi si dovrebbero risolvere affrontandoli alla radice, dopo essere risaliti dagli effetti alle cause.

    Dimenticavo: la popolazione fisicamente dimorante sul suolo Italico, quella per sostenere la quale viene generato tutto quell’inquinamento, sarebbe spontaneamente in calo se non che… vai avanti tu, che mi viene da ridere. Non lo si ammetterà mai.

  3. ijk_ijk ha detto:

    Ma le cartine dell’arpa quanto sono affidabili? Nella mia città dal siro arpa sono mappate solo 2 centraline e 4 -5 in tutta la provincia. Se questa è la densità delle rilevazioni allora direi che le cartine pubblicate sono poco piu che costruzioni di fantasia. I dettagli locali come una tangenziale o il vicino che si scalda a legna pesano tantissimo sui nostri polmoni.

    • fausto ha detto:

      “…Se questa è la densità delle rilevazioni allora direi che le cartine pubblicate sono poco piu che costruzioni di fantasia…”

      Prova a scrivere nel motore di ricerca “pm10 satellite”; scoprirai a cosa servono realmente le centraline a terra.

  4. ijk_ijk ha detto:

    Ho seguito anch’io il dibattito su “effetto risorse” e sono un poco perplesso.
    Sono convinto da anni che il bruciare biomasse sia altamente inquinante e che questa fonte sia stata ignorata per anni senon addirittura nobilitata. Però sono altrettanto convinto che gli inquinanti che entrano nei nostri polmoni vengano per lo più dal traffico, sia dalla combustione dei motori che dall’usura dei pneumatici asfalto e freni. Basta fermarsi a lato di una strada trafficata per percepirlo. Oltre alle cartine ed alle analisi va usato il naso (i chimici che ho conosciuto tenevano in gran considerazione questo organo) ed il buon senso.
    Non è che la presentazione di dati rilevati così su grande scala esaurisca la descrizione della realtà.
    Un signore che conosco dice che la statistica è uno dei sistemi piu raffinati per dire bugie. Chi maneggia dati di mestiere lo sa.

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