Il lavoro in Italia: i sogni per il futuro e le cifre del passato

Siamo in campagna elettorale. Forse non è una notizia, posto che gli italiani vivono da sempre in una perenne campagna elettorale. Però ci siamo, e siamo bombardati di messaggi riguardo ai presunti meriti o demeriti di chi ci ha governati. In tema di occupazione ne abbiamo sentite di tutti i colori. Sapete bene che il mercato del lavoro in Italia è tutt’altro che volatile: da circa vent’anni vediamo solo mutamenti marginali, generalmente neanche tanto positivi. I posti di lavoro sono pochi, sono più o meno sempre quelli ed appartengono tendenzialmente sempre alle stesse coorti generazionali. I lavoratori precoci sono scomparsi, sostituiti dai lavoratori decrepiti. Per il resto è sempre la solita storia, condita delle belle favole dei nostri politici. Vediamo di contarci, e di capire.

numero di lavoratori occupati in italia per tipo, fissi, precari, autonomi, dipendenti stabiliLavoratori in Italia per tipologia contrattuale, milioni. Fonte: Istat.

Dal 1993 al 2017 abbiamo visto un aumento dei posti fissi, da 13 a 14,5 – 15 milioni. Gli autonomi, storicamente attestati attorno ai 6 milioni, hanno preso a declinare gradualmente. I contratti a termine di vario genere insistono a crescere di numero. Mi permetto di ricordare che la banca dati ISTAT qui presa a riferimento considera come “occupato” un soggetto che abbia lavorato, dietro compenso, almeno un’ora a settimana nel mese di riferimento. In tempi recenti la comparsa di contratti precari mascherati – le cosiddette “tutele crescenti” – ha anche consentito di nascondere una certa quota di precariato nella categoria del lavoro stabile. Consiglio di diffidare soprattutto degli ultimi due anni della serie dati, può darsi che le future revisioni ci regalino qualche brutta sorpresa.

totale cumulato lavoratori occupati in italia, posti di lavoro fissi stabili, posti precari, autonomi, numeroLavoratori in Italia per tipologia contrattuale, totali cumulati, milioni. Fonte: Istat.

Mettendo assieme le tre classi di rapporti di lavoro, possiamo capire un po meglio il risultato finale di questi movimenti. In un quarto di secolo, i posti di lavoro disponibili in Italia hanno insistito ad oscillare nella forbice 21 – 23 milioni. I cambiamenti a cui abbiamo assistito non sono sconvolgenti, con buona pace di chi insiste a raccontarci di mirabolanti progressi e/o di disastri incipienti. La crescita nel numero di contratti stabili ancora una volta deve essere guardata con diffidenza: le tutele fornite sono molto variabili a seconda della dimensione aziendale e dell’età anagrafica dei destinatari. Di sicuro i lavoratori italiani sono sempre pochini, ma questo era noto da tempo. Abbiamo un tasso di partecipazione al lavoro così basso che, a fine 2017, riuscivamo a spuntare una magnifica posizione 162 su 180 nazioni censite – almeno a prestar fede ai dati ILO / IndexMundi. Sono belle soddisfazioni, per una Repubblica fondata sul lavoro.

numero di occupati per mille abitanti residenti in italiaOccupati, occupati per 1000 abitanti. Fonte: Istat.

Aggiungiamo un ingrediente alla mistura: la popolazione residente. No, non le forze di lavoro potenziali variamente stimate, proprio la popolazione. Perché se eravamo in 100 e ci sono 40 posti di lavoro, ed improvvisamente diventiamo 110 ed i posti di lavoro sono sempre 40, allora possiamo dire una cosa sola: ci siamo impoveriti. Truccare i calcoli impiegando a denominatore una pletora di lavoratori potenziali più piccola – causa invecchiamento – servirebbe solo a distorcere la rappresentazione del problema. La popolazione italiana ha insistito a crescere debolmente anche negli ultimi decenni, mentre i posti di lavoro hanno continuato ad oscillare più o meno sempre attorno allo stesso campo di valori. Come dire che si scivola lentamente verso il basso. L’osservazione del numero di occupati puro e semplice, già proposta nei primi due grafici, ci regala l’impressione di un Paese che ha sofferto duramente negli anni ’90, e che si è ripreso in maniera brillante. L’impatto della crisi dell’ultimo decennio pare essere stato marginale, ed è stato riassorbito.

La realtà, quella raccontata dalla disponibilità di posti di lavoro per abitante, è una storia completamente diversa: la recente crisi avviatasi nel 2008 / 2009 ci ha fatti affondare di nuovo ai medesimi livelli di disponibilità di posti di lavoro che caratterizzarono il difficile periodo della metà degli anni ’90. Almeno in termini di disponibilità relativa. La ripresa recente, come già ricordato, è sospetta e carica di incognite: i cosiddetti “posti fissi” di ultima generazione sono fissi solo nel nome. Al primo inconveniente svaniranno nel nulla, assieme ad una certa quantità di posti di lavoro precari esplicitamente dichiarati. Il ché dovrebbe farci preoccupare parecchio: in Italia non abbiamo fatto nulla di innovativo in tema di assetti aziendali o di opportunità d’impiego. Abbiamo solo cercato di preservare lo status quo. Questo significa che la sospetta ripresa occupazionale recente è probabilmente solo il riflesso di una congiuntura internazionale che non possiamo controllare, e che può peggiorare in qualsiasi momento.

monte ore lavorate per abitante residente in italiaOre lavorate, ore lavorate per abitante. Fonte: Istat.

Per completare la carrellata, domandiamoci ora: ma quante sono le ore effettivamente lavorate dagli italiani? Se ci raccontiamo che i posti di lavoro sono cresciuti senza considerare gli orari di lavoro, rischiamo ancora una volta di equivocare. E’ facilissimo obbligare i dipendenti di un’azienda ad orari a tempo parziale indesiderati, e magari assumere ulteriori dipendenti. Monte ore lavorate in calo, occupazione in aumento: siamo più poveri, e ci illudiamo di essere più ricchi. Nel caso dell’Italia, gli andamenti ricordano in certo qual modo quelli già osservati con il numero degli occupati: una crescita decisa fino al 2007 / 2008, quindi una turbolenta discesa. Ancora una volta, l’andamento del monte ore lavorate puro e semplice rappresenta una situazione preoccupante; la disponibilità di ore di lavoro in rapporto alla popolazione residente invece rappresenta una situazione pessima. A voler badare al parametro puro e semplice, negli ultimi tre anni ci siamo in qualche modo ripresi. A voler fare le divisioni, proiettando il dato sulla popolazione residente, non siamo ancora riusciti a tornare ai livelli della seconda metà degli anni ’90.

Quando si parla di mercato del lavoro, frequentemente si fa riferimento a parametri semplici e ballerini. Nel mondo della comunicazione, di solito si parla di disoccupazione: quella dei disoccupati è forse la tribù più mutevole e capricciosa che si possa immaginare. Con un po di fortuna, può capitare che il discorso si allarghi anche agli occupati effettivi, o che spunti qualche considerazione circa l’evoluzione demografica. Sono questioni interessanti, ma non riescono a rappresentare il problema che abbiamo. Le disponibilità di posti di lavoro in rapporto alla popolazione in Italia sono bassissime, tra le più basse al mondo. Le ore lavorate – e regolarmente retribuite – che mettiamo a disposizione di ogni abitante sono poche, e a fatica rivaleggiano con ciò che potevamo fare negli anni ’90. Come dire: crediamo di essere messi abbastanza male, ma in realtà siamo messi peggio. Sarebbe davvero bello vedere una discussione pubblica attorno a questi problemi; sospetto che dovremo continuare ad accontentarci dei titoloni sulla disoccupazione che va su e giù.

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