Mortalità in Italia – Atto I

Riprendendo il filo del discorso iniziato con la carrellata di grafici confronto per le mortalità settimanali registrate in giro per l’Europa, possiamo provare a chiederci cosa è successo qui in Italia. Ci stiamo raccontando che la pandemia da Covid-19 uccide tante persone: eseguiamo dei test, individuiamo dei positivi, analizziamo dei sintomi; e se i conti tornano, abbiamo persone morte di Covid-19. Però ci sono alcuni problemi, già evidenziati in altri Paesi europei: falsi positivi, falsi negativi, malati oncologici spacciati per vittime del raffreddore, persone annegate risultate positive al tampone, anch’esse definite come “morti covid” – una litania infinita di inesattezze statistiche ed acrobazie contabili. Vale la solita regola: i morti sono morti, e nessuno può farli apparire o sparire per magia. Se andiamo a leggere il dato di mortalità settimanale o mensile totale, e se c’è una pandemia, allora dovremo vedere i cumuli di morti. Impossibile sbagliare. Affidiamoci in primis al nostro Istituto Superiore di Sanità, che pubblica il rapporto titolato “Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente – anno 2020”.

Decessi mensili nel periodo gennaio-dicembre 2020 per l’Italia ed alcuni Stati Europei.
Incremento percentuale rispetto alla media 2016-2019. Grafica: ISS.

Dalla prima immagine, fornita direttamente da ISS, una considerazione ovvia: la pandemia recente ha prodotto un incremento della mortalità. Il dato di mortalità mensile 2020, confrontato con i valori medi tipici per il periodo 2016 – 2019, mostra incrementi percentuali considerevoli. A marzo e a novembre 2020, anche un +50% rispetto alle medie tipiche del mese. Il fatto che spagnoli, polacchi, belgi ed olandesi siano riusciti a far peggio non cancella certo il nostro problema. Però sapete, c’era un tizio che diceva che ci sono tre tipi di bugie: “Lies, damned lies, and statistics”; come dire bugie, dannate bugie e statistiche. E’ un problema che affligge anche me: posso benissimo imporre una visione di comodo, basata su dati corretti, ed ingannare me stesso e gli altri. Succede di frequente. L’immagine proposta da ISS confronta valori di mortalità del 2020 con una media dei valori mensili registrati nei 4 anni precedenti. Un valore mensile è una cosa, una media mensile su base pluriennale è un’altra cosa. Forse c’è un problema: proviamo ad affidarci al mero dato grezzo, senza cercare di mescolare parte delle cifre in valori medi. Una media non è una menzogna, ma è comunque una media: potrebbe essere scorretto confrontarla con un singolo valore puntuale.

Mortalità settimanale totale in Italia, 2016 – 2021. Fonte: Eurostat.

E quindi nella seconda grafica, basata sulla banca dati Eurostat, possiamo dare un’occhiata all’andamento della mortalità settimanale per il periodo compreso tra l’inizio del 2016 e la 21° settimana del 2021. Il quadro che emerge da questi dati grezzi è un po più complesso di quel che ci raccontano i telegiornali. Primo: ad ogni inverno abbiamo una pandemia prodotta da malattie stagionali – influenze, para influenze, raffreddori – che produce inevitabilmente un incremento della mortalità totale. Secondo: ogni ondata epidemica stagionale si situa in modo diverso nel tempo, e produce effetti diversi. Terzo: mescolare i dati inerenti ad annate diverse appiattisce gli andamenti, e cancella i valori estremi – che però sono per l’appunto i valori che identificano ogni stagione influenzale. E così abbiamo si troppi morti a marzo aprile 2020, e tanti morti nell’inverno 2020 – 2021. Ma a gennaio 2017 abbiamo avuto una mortalità di punta di 19.000 decessi a settimana; simile ai valori massimi registrati a fine novembre 2020. Qualcuno di voi si ricorda il lockdown di gennaio – febbraio 2017? No? In effetti nemmeno io. Come mai? Eravamo forse distratti?

A gennaio 2017, e se per questo anche nei due inverni successivi, a nessuno è saltato in mente di rinchiuderci in casa. Naturalmente i morti di Covid-19 sarebbero stati molti di più in assenza di misure restrittive: il fatto che la mortalità settimanale in tempo di pandemia sia rimasta relativamente sotto controllo è merito delle misure prese. Ma siamo sicuri che sia andata così? Tra le misure introdotte vorrei ricordarne almeno una di cui si è parlato poco: abbandonare i malati e rifiutarsi di curarli. Perché è questo che abbiamo fatto: abbiamo spedito migliaia di malati a spasso tra le varie RSA, abbiamo praticato oculati interventi di “vigile attesa”, abbiamo sostanzialmente negato o comunque ritardato molto le visite domiciliari. Chi mi garantisce che questo atteggiamento non abbia esacerbato il problema? E chi può dimostrarmi che nel complesso le misure prese abbiano avuto un impatto vantaggioso in termini di mortalità? Come la mettiamo con tutti gli altri malati, cosiddetti non covid, che sono stati obbligati a posporre esami e trattamenti? Che è stato di loro? Il dubbio esiste, e per ora mi terrò il dubbio.

Una ulteriore chiosa: il numero di morti a settimana può anche essere alto, ma se si tratta di un valore isolato l’effetto finale è modesto. Bisogna vedere per quanto tempo la mortalità in eccesso può agire sulla nostra popolazione. Le due medie mobili della seconda grafica permettono di apprezzare il fenomeno: il valore di punta registrato a fine marzo 2020 sembra irraggiungibile, ma una media mobile a 7 settimane lo fa apparire molto meno importante. Probabilmente abbiamo patito più danno nell’inverno 2020 – 2021, almeno a giudicare dalle superfici sottese alle curve. Le stagioni influenzali delle annate precedenti restano rispettabili: evidentemente non si muore solo nell’era Covid. Di malattie stagionali si muore ogni anno, che il telegiornale voglia riconoscerlo oppure no. Ora proviamo a vedere in dettaglio cosa è successo a partire da gennaio 2020, sempre con la banca dati Eurostat – che poi è un mero derivato dei dati ISS / Istat.

Mortalità settimanale totale in Italia, 2020 – 2021. Fonte: Eurostat.

In condizioni di normalità, al di fuori delle epidemie stagionali, ogni settimana in Italia registriamo 10.500 – 12.500 decessi circa. Nelle prime 8 – 9 settimane del 2020 quasi 14.000 a settimana; successivamente si è avuta l’esplosione di Covid19, con l’imposizione di misure restrittive generalizzate. Nei primi giorni di maggio del 2020 la mortalità totale era già rientrata a 13.000 decessi per settimana. Stranamente, le misure di emergenza non sono state tolte: come mai i 14.000 morti a settimana dell’inizio dell’anno erano stati giudicati totalmente irrilevanti? E perché abbiamo ritenuto invece di essere ancora nel mezzo di una pandemia con 13.000 morti a settimana? Avevamo i reparti ospedalieri intasati di persone affette da polmonite, questo era il problema. Domanda: qualcuno di voi ha visto la serie storica di occupazione dei posti per pneumologia e terapie intensive per gli ultimi dieci anni? No, vero? Ogni inverno i giornali si riempiono di articoli allarmati per gli ospedali “presi d’assalto” a causa dell’aria tossica e dei relativi effetti sui nostri polmoni – un tema già trattato anche qui. In assenza di serie dati trasparenti, possiamo solo supporre che la situazione sia stata molto più grave del solito. Supporre non è garantire: nel dubbio mi terrò il dubbio.

Osservando meglio il successivo inverno, scopriamo che c’è stato un incremento meno marcato della mortalità totale: circa 19.000 decessi a settimana negli ultimi giorni di novembre. A fare danno, come detto, è l’insistenza temporale del fenomeno: la mortalità è rimasta abbastanza elevata fino alla metà di aprile 2021. Le conseguenze sono note: chiusure a singhiozzo, un relativo accanimento contro la scuola, gravi danni economici. Però ci possiamo consolare con un dettaglio gustoso: nei primi giorni di maggio 2021, i morti a settimana rientravano sotto i 12.500. Praticamente mortalità nella norma, ed in rapida discesa. Ovviamente le misure restrittive imposte a livello centrale sono ….. rimaste dov’erano. Precisamente il copione di maggio 2020. E non c’è ratio in una cosa del genere: anche un bambino avrebbe potuto capire che l’avvicinarsi dell’estate avrebbe risolto il problema – in alternativa avremmo potuto semplicemente accettare i numeri del momento per quel che erano. Per questo lasso di tempo, è assai probabile che le chiusure non abbiano potuto né diminuire né incrementare i decessi. In compenso, hanno aggravato la situazione economica di molte famiglie. Ancora una volta, rimane un dubbio: ma a che scopo stavamo tenendo chiuso il Paese a maggio? Un mistero misterioso che terrà impegnati gli storici di domani.

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4 risposte a Mortalità in Italia – Atto I

  1. sesto rasi ha detto:

    giusto per tenersi i dubbi, sarebbe anche da considerare che le misure restrittive hanno praticamente azzerato i morti per influenza. Come ben sa un qualunque farmacista che nell’ultimo inverno è andato spaventosamente corto quanto a vendite persino di sciroppi per la tosse. Sono tutte morti da attribuire a covid, anche se non risultano in eccesso.

  2. jgwolf ha detto:

    l’ampiezza della curva rappresentativa della media mobile a 7 settimane è praticamente identica all’ordinata 14000 e anche a 12000 dal 2016/2017 al 2019/2020. Nell’inverno 2020/2021 la rampa di salita è praticamente uguale alle precedenti ma si evidenziano “esitazioni” nella discesa e alle ordinate 14000 12000 l’eccesso di mortalità insiste per più settimane. Perché il primo inverno abbiamo avuto una durata dell’evento “pandemico” simile agli inverni precedenti mentre il secondo ha avuto un impatto maggiore?
    Personalmente penso che sia legato al nostro modo di reagire alla pandemia. Abbiamo dato priorità al covid mentre molte altre patologie sono state messe in secondo (terzo, quarto) piano. Personalmente ho esperienza di persone che dovrebbero fare controlli trimestrali per malattie oncologiche che hanno subito ritardi fino a 12 mesi.
    Il risultato mi pare ovvio: indebolimento della popolazione già a rischio ed aumento della mortalità complessiva

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