Le operazioni militari continuano, in Ucraina. E continuano anche in Italia. Noialtri ci siamo permessi di attuare manovre che mi sento di definire autolesioniste. Una perla su tutte: gli “aiuti umanitari” da inviare in Ucraina si sono rivelati poco umanitari e molto militari. Non oso immaginarmi le espressioni degli addetti dell’Aeroporto di Pisa, quando hanno scoperto la natura del carico che stavano imbarcando. Piano più elevato: continua la guerra delle sanzioni, quella che abbiamo tanto praticato negli ultimi vent’anni. Funzionava bene con Siria, Libia, Iraq: proviamo con la Russia. E’ finita male in passato, ma oggi lo zar si è arrabbiato più del solito: non ha gradito il congelamento delle riserve valutarie della Banca Centrale Russa. E allora ha deciso di farci uno scherzo: d’ora in poi l’export di idrocarburi di Mosca si paga in rubli.
Tasso di cambio Euro Rublo, 10 anni. Grafica: XE.
Per contestualizzare, osserviamo la storia del tasso di cambio Euro / Rublo – per esempio via XE . Storicamente, era possibile comprare un euro con 30 – 40 rubli; valore già altino, divenuto usuale solo dopo la guerra “per procura” in Georgia del 2008. Certa gente, se non vince in battaglia, vuole comunque vincere almeno allo sportello di cambio. Con l’arrivo delle vicende di Euromaidan in Ucraina, nuovo strappo: la valuta russa va in crisi a fine 2014, quindi trova un nuovo equilibrio al cambio di 60 – 80 rubli per euro. Un deprezzamento sostenuto e duraturo, molto comodo a Mosca: spinge la sostituzione delle importazioni con prodotti nazionali. Una storia antica come la moneta, con tanti e gravi danni per le aziende italiane.
Tasso di cambio Euro Rublo, dettaglio. Grafica: XE.
E ora il dettaglio: nell’ultimo mese le vicende militari e politiche hanno causato una ennesima crisi del cambio. Quando Mosca combatte, il primo soldato a rimetterci le penne è generalmente proprio il rublo. I venti di guerra si facevano sentire già da settimane; alla fine di febbraio il grosso dell’esercito ucraino viene frettolosamente ammassato alla “linea di contatto” con le repubbliche ribelli del Donbass, e si intensificano gli attacchi d’artiglieria sui centri abitati. Messa davanti alla prospettiva di dover gestire l’esodo dell’intera popolazione, Mosca interviene. Il resto è noto a tutti, almeno per sommi capi. Il rublo, tra sanzioni commerciali e congelamento di riserve valutarie, si deprezza ferocemente: si superano anche richieste di 160 rubli per euro, oggettivamente insostenibili. Ad inizio marzo inizia la discesa: senza tanto clamore mediatico, il rublo riprende lentamente valore. Probabilmente molti operatori economici cominciano a dubitare dell’efficacia delle sanzioni. Da metà marzo in poi, cambio a 110 – 120 rubli per euro: probabilmente molte aziende occidentali hanno cominciato a darsi da fare per non perdere impianti e quote di mercato in Russia; i soldi sono pur sempre soldi.
Ed eccoci al 23 marzo: lo zar annuncia che chi vuole comprare idrocarburi in Russia, paga in rubli. Questo gioco si chiama “indurre domanda di valuta imponendola in alcune transazioni”: lo puoi fare se puoi controllare un qualche tipo di mercato che abbia rilevanza globale. I meno ingenui tra i lettori probabilmente sanno cos’è il petrodollaro, e non hanno bisogno di ulteriori dettagli. Il cambio reagisce subito, anche se non di molto: 105 – 110 rubli per euro. Si può supporre che l’effetto si farà sentire nel medio termine, nel giro di alcuni mesi. Visto che gli energetici esportati da Mosca sono quantità significative, e visto che i sostituti del gas commerciato tramite gasdotto sono molto più costosi, l’esito della manovra appare scontato: alla chetichella, con vari stratagemmi, gli operatori europei si procureranno rubli e rimetteranno in moto le transazioni con la Russia. Ma su una base nuova, e per un lasso di tempo che non conosciamo a priori. Questo tipo di contro sanzioni era già stato messo all’opera nel 2014: ne avevo scritto pure io. Il giro di valzer odierno non è concettualmente diverso, rispetto a quanto accadde nel 2014: solamente a Mosca usano metodi più drastici a fronte di sanzioni più drastiche; potevamo immaginarcelo, mentre venivano congelate parte delle riserve valutarie russe. A Bruxelles e a Washington non imparano mai nulla, nevvero?
Bentornato.
No ricordavo il post del 2014 ma l’ho evidentemente letto visto che c’è anche un mio commento.
Anche in questa occasione segnalo che questa volta l’arabia saudita inizia a tradire gli usa.
https://www.wsj.com/articles/saudi-arabia-considers-accepting-yuan-instead-of-dollars-for-chinese-oil-sales-11647351541
Se non ricordo male Saddam Hussein prima di essere abbattuto stava progettando di farsi pagare il petrolio in Euro e non piu in dollari e questo deve avergli sicuramente portato sfortuna.
Se per questo, la lista sarebbe lunga. Gli iraniani usano da anni un paniere di valute per il commercio estero, e la caduta dello stesso Gheddafi ha parecchio da spartire con le vicende monetarie. Il problema è la dimensione: Sauditi e Russi non si possono bombardare a piacimento, per ragioni diverse. Stavolta si mette molto male per il petrodollaro.