Avete sentito? C’è l’inflazione. I prezzi corrono da mesi: energia, semilavorati, derrate alimentari, tutto costa di più. Tra gli energetici potremmo osservare il petrolio Brent: dopo il crollo primaverile innescato dalle misure legate alla “pandemia”, tra giugno ed ottobre 2020 si è mantenuto stabile attorno ai 40 – 45 $/bbl. A partire da novembre 2020 inizia la corsa ai rialzi, che non si capisce bene se si stia concludendo o meno: abbiamo superato anche i 120 $/bbl; al momento siamo di nuovo attorno ai 105 – 110 $/bbl. In realtà ogni cosa costa di più, oggi: l’indice FAO Food Price Index è un altro caso importante. Nel complesso, prezzi ai massimi dal 2011. Anzi, peggio: in tema di cibo questo famoso indice è riuscito in questi mesi a polverizzare tutti i record, sia in termini nominali che reali. Non si è visto niente del genere nemmeno negli anni ’70. Riempire il piatto è diventato più difficile, non c’è dubbio. Ma riempire la caldaia non è più facile: abbiamo anche una discreta crisi del gas naturale, soprattutto in Europa. I prezzi sono esplosi a partire dalla tarda estate 2021, fino ai livelli odierni che sono molto al di sopra dell’usuale. Ai consumatori domestici finali vengono appioppate bollette doppie o triple rispetto al solito. Per le utenze aziendali va peggio: ormai molte imprese, all’arrivo della bolletta, semplicemente sospendono le operazioni.
Se tutto costa tanto di più, viene da chiedersi di chi sia la colpa. In un ambiente costituito da attori razionali, potremmo sentir discutere di cose come la logistica, l’equilibrio domanda / offerta, la disponibilità di risorse e via discorrendo. Avete presente come stiamo gestendo la cosiddetta “pandemia”, vero? Lo strumento preferito al momento pare essere la “caccia alle streghe”. Se tale è il raziocinio che applichiamo a questo problema, volete dire che non stiamo facendo altrettanto con altri problemi? Appunto, ecco qua il colpevole dei rincari: è Greta! Una ragazzina svedese, gestita da un gruppo di consiglieri opaco ed interessato, che se ne va in giro a pontificare sul tema della pressione che noi umani esercitiamo sull’ambiente. Greta Thunberg è un buon candidato, come colpevole: è giovane, inesperta, non particolarmente graziosa, piuttosto celebre e sostiene pure tesi poco popolari. Se esci di casa con una torcia ed un forcone a cercare il colpevole di una disgrazia mandata dagli dei, non potresti sperare di trovare di meglio.
Questa ragazzina, con la sua rumorosa fazione, cosa avrebbe fatto di sbagliato? Pare che il problema siano le cosiddette “politiche green”: incentivi e disincentivi volti a decarbonificare la nostra economia. Tasse e prebende che dovrebbero spingerci a dipendere meno dai combustibili fossili, e ad utilizzare di più cose come energie rinnovabili, efficienza energetica et similia. Un bel danno si dice: con più carbone e meno rinnovabili l’elettricità la avremmo pagata meno. Però c’è un problema: il gas naturale lo usavamo anche tre anni fa, e non costava queste cifre spropositate. La ragazzina svedese ha la bacchetta magica? Poco probabile. Perché allora non provare con il caro buon vecchio Putin? Lo zar di tutte le Russie, arcicattivone per eccellenza, si è permesso di dichiarare guerra ad una aspirante base NATO – o forse il fenomeno si è svolto in ordine inverso, ma che importanza ha. La guerra alla Russia porta i prezzi in alto. Apparentemente vero, ma c’è un problema: i prezzi crescevano vorticosamente già dall’estate del 2021, e gli effetti del conflitto – di molto successivo – sembrano già in via di ridimensionamento. Possiamo provare a verificare ancora una volta utilizzando un dato sostanzialmente esterno al perimetro europeo.
Inflazione % annua, USA. Grafica: FRED St. Louis.
L’inflazione negli Usa, al massimo storico da decenni secondo la Fed, di sicuro non dipende né dalle pressioni dei fan di Greta, né dalle vicissitudini dei gasdotti del Mar Baltico. E’ comparabile a quello che si rileva in tante altre contrade del mondo, e rappresenta un riferimento chiaro: all’ultimo dato globale su tutti i prodotti rilevato a marzo in tutti i centri abitati maggiori statunitensi, un bel +8,56% annuo. Insomma, l’inflazione c’è, e si vede ovunque: non è un problema limitato a prodotti specifici, e non è circoscritta ad aree geografiche definite. Appare un po dappertutto. Il problema connesso ai costi del gas in Europa è stato pubblicizzato oltre misura: stiamo parlando di gestione incompetente dei contratti di fornitura, altro che guerra. Ma i cereali costano più del sopportabile, e così anche il petrolio, ed i semilavorati industriali e via dicendo. Il problema è generalizzato, si materializza ovunque. I trasporti? In crisi anche quelli, i costi di nolo e spedizione dei container sono arrivati a livelli incomprensibili. La bacchetta magica della giovane strega svedese sembrerebbe uno strumento potente e pervasivo, vero? Viene voglia di accendere un grosso falò, come usava nei bei vecchi tempi andati. Eliminati gli iettatori, risolto il problema. Non funziona? Eliminiamo Putin, o qualche altro cattivone da operetta: a forza di roghi, riusciremo pure ad incenerire il colpevole.
Proposta alternativa: e se provassimo ad analizzare il problema con metodi meno passionali? Esiste il raziocinio, oltre al sentimento. Partiamo da alcuni dati di fatto elementari. Uno: le cosiddette “politiche green” esistono da decenni, e si tratta di un grazioso e scaltro travestimento. Tassiamo a morte i carburanti che non abbiamo perché dobbiamo far quadrare la bilancia dei pagamenti con l’estero, non perché detestiamo il petrolio. Due: la riqualificazione energetica degli edifici viene incentivata perché fa risparmiare, ancora una volta, tanti quattrini. Serve anche a non generare eccessivi disavanzi nella bilancia dei pagamenti con l’estero. Tanto per cambiare. Tre: l’elettricità da fonte rinnovabile genera risparmi, e non solo costi. Il vantaggio che si cerca sempre di nascondere è l’abbattimento del costo elettrico “di punta” nella parte centrale della giornata. In generale si tratta di produzione domestica a prezzi poco influenzati dal costo dei combustibili. Quattro: nonostante – o forse a causa di – tutti gli artifici politici, i trasporti marciano ancora essenzialmente con il gasolio; la benzina è un attore secondario. Sempre di derivati del petrolio si tratta. Cinque: la catena logistica è globale, e funziona in modo simile nel mondo. I camion son quelli in Bangladesh o in Canada. Le navi sono oggetti equivalenti ovunque. Sei: la baruffa sui gasdotti tra Russia ed Europa Occidentale è un fenomeno temporaneo e localizzato. Gli energetici costano di più tutti quanti, carbone compreso, in tutto il mondo. L’inflazione conseguente perseguita anche gli automobilisti americani, e non solo noi.
Sono considerazioni banali, ma vale la pena ribadirle. E allora cosa c’è che non va? Abbiamo politiche non così diverse dal passato. Tasse sulla CO2? Nella patria delle accise a doppia razione faranno poca differenza, e poi generano efficienza. E l’inflazione che vediamo è davvero globale, colpisce tutto e tutti: non sembra fare differenza tra chi incentiva o disincentiva questo o quel genere di consumo. E allora cosa succede? Facciamo così: domandiamoci cosa abbiamo fatto negli ultimi mesi che non avevamo mai fatto prima. Io ho un candidato: la gestione della “pandemia”. La butto lì, tanto per fare chiacchiera. Cosa abbiamo fatto per gestire la supposta “pandemia” Covid19? Facile: abbiamo chiuso in casa miliardi di persone, fermato le fabbriche, inceppato temporaneamente la logistica. Poi abbiamo provato a riaprire tutto quanto, e abbiamo dato alle persone tante banconote: se spendiamo l’economia riparte, ci si dice. Problema: non è possibile fare in sei mesi quello che normalmente si fa in dodici mesi. Se fermo una fabbrica per mesi, e poi la faccio ripartire, la produzione persa è persa, non verrà recuperata. Non si potrebbe far camminare la fabbrica più velocemente? In teoria si, disponendo di un magazzinaggio a monte e di capacità operative inutilizzate. Problema: le scorte non esistono, e generalmente anche le capacità di lavoro inutilizzate non ci sono; la moderna logistica “just in time” ha come scopo esplicito proprio la soppressione di entrambe.
Cosa abbiamo combinato? Abbiamo bloccato a singhiozzo – e ancora lo stiamo facendo, ad esempio oggi a Shanghai – ogni genere di azienda ed attività in quasi ogni parte del pianeta. Abbiamo interrotto la catena logistica. Abbiamo cancellato mesi di attività in ogni fabbrica del globo. Niente riserve, niente magazzini – non usa più avere queste cose, sono costi. Abbiamo scoperto quindi che stavamo operando le nostre aziende al limite delle capacità: ogni interruzione finisce col produrre perdite di produzione non recuperabili. Poi qualcuno ha deciso di azionare la stampante dei soldi: sussidi, ristori, prestiti, dilazioni di versamenti e via dicendo. Se il denaro spendibile aumenta e le aziende ci forniscono meno prodotti, cosa credete di vedere? Io direi banalmente inflazione, e voi? E così ecco l’inflazione, elevatissima, mai vista dai primi anni ‘80. La caccia al colpevole andrà avanti ancora a lungo. Visto che è colpa di Greta, risolviamo il problema bruciando carbone. Che bella idea: nel mentre però il carbone ha raggiunto il prezzo dell’argento sterling. Distruggiamo Putin, brutto e cattivo, così il gas salterà fuori dappertutto. Siete scettici? Forse non funzionerà nemmeno questa, vero? Secondo me, il prossimo passaggio potrebbe essere la caccia ai “nemici interni”: Putin sta a Mosca, e Greta forse si nasconde in una caverna ghiacciata da qualche parte. Ma il vicino di casa ha una stufa, e si fa presto ad andare a prenderlo: la caccia alle streghe rappresenta l’ultima consolazione per chi non vuole ammettere di avere fatte scelte sbagliate.
Può esistere un piano alternativo? Accendiamo il cervello, e vediamo di usarlo almeno un po. Ci diciamo che le serrate medioevali, sanitariamente inutili se non pericolose, hanno causato un danno devastante all’economia globale. Tutte quelle aziende che viaggiano a singhiozzo, tutti quei lavoratori bloccati: cosa credevamo di ottenere con questo comportamento? Abbiamo danneggiato produzione e logistica, e ora ci godiamo il risultato: inflazione, appunto. I diversamente furbi che ci hanno marchiati, perseguitati, vessati, rinchiusi hanno già in mente la soluzione al problema: il lockdown energetico. Avete sentito bene: visto che le loro pazzie hanno danneggiato gravemente l’economia, vogliono insistere. Ci chiudono in casa, ci tagliano il gas e ci bloccano il bancomat; e faccio una scommessa facile: i prezzi saliranno ancora, pensate che stranezza! E no, Greta e Putin non c’entrano. Se ho bisogno di una sedia e ho impedito ai lavoratori che la costruiscono di uscire di casa, la sedia non c’è – ovvero costa il doppio. Se vogliamo risolvere qualcuno dei problemi che abbiamo, vediamo di intervenire laddove si sono originati questi problemi. Nessuno si deve arrogare il diritto di decidere se siamo degni o no di uscire di casa o di lavorare; queste sciocchezze da regime totalitario non servono. Usciamo di casa una buona volta, per lavorare, per studiare e per vivere: e vedrete che l’inflazione in qualche modo la metteremo sotto controllo. Il regime totalitario, lo abbiamo visto, combina solo disastri: il recente evento di “pianificazione centrale” a cui ci siamo sottoposti ci lascia in eredità una catastrofe ormai impossibile da nascondere. Proviamo a cambiare rotta: libertà, democrazia, stato di diritto. Rischioso? Rilassiamoci, peggio di com’è ora non potrà andare nemmeno a fare apposta. Val la pena tentare.
concorderei pure con l’analisi, ma la chiosa finale?
“siamo in dittatura sanitaria, nessuno deve poterci farci fare un lockdown” ?
E l’alternativa, col senno di poi, per la prima ondata, quale sarebbe?
Di sicuro le campagne persecutorie non hanno prodotto benefici sanitari; l’Italia è qui a dimostrarlo. Siamo grossomodo i peggiori sulla faccia del pianeta. E questo dovrebbe in teoria bastare a farsi un giudizio sulle “politiche pandemiche” pregresse. Poi ci sono i danni socio economici, semplicemente orridi. A me sinceramente pare un bilancio pessimo.
Ciao Jack, long time no see!
Ehila! 🙂
si è un po’ che non bazzicavo blog vari
Mi ricordo ancora gli anni di stabilita’ o di leggera deflazione in cui certi pazzi… ohps, si dice economisti, si strappavano i capelli e si laceravano le vesti…
Cosa succede in sistemi economici nei quali la produzione/produttivita’ rimane fissa, scarsa, diminuisce nei quali si cacciano fiumi di denaro!?
Cosa successe in Europa quando la Spagna inizio’ ad importare oro e argento che prendeva nelle colonie apena scoperte oltre atlantico!?
E se l’inflazione servisse a demolire il credito accumulato nel risparmio, generando una tassa patrimoniale senza tassa patrimoniale? Ovvero, se l’inflazione fosse l’obiettivo e non un accidente? Ecco che ci spiegheremmo anche il perché delle scelte “irrazionali” nella gestione della pandemia. Forse non si tratta di scelte irrazionali, perché per valutare la razionalità e l’efficacia di un provvedimento occorre sapere qual è l’obiettivo reale che quel provvedimento persegue. Siamo certi di aver ben compreso gli obiettivi di chi tiene tra le mani, con metodi peraltro almeno discutibili, la barra del timone?
I liberali (nel senso europeo del termine) da sempre considerano l’inflazione una tassa occulta che colpisce i risparmiatori (nel senso letterale, le persone parsimoniose, che risparmiano).
Nel loro rancore per la borghesia la sinistra marxista ha avuto da sempre una certa simpatia per l’inflazione. Del resto il livellare al peggio indistinto, ugualizzato, fa parte del loro DNA e storia.
Ciao Fausto, devo ammettere che questo è forse il miglior post che abbia letto negli ultimi mesi … Forse solo perché mi trovi completamente d’accordo o magari perché hai colto nel segno
Vorrei aggiungere un mio personale mattoncino: le vittime del Covid, quelle vere, sono quelle famiglie che saranno costrette a vivere con lavori sotto retribuiti perché o hanno perso il lavoro precedente o perché avevano un’attività che è fallita grazie alle misure anticovid.
Ho amici disperati…senza lavoro o che lavorano in magazzini di logistica per 5 euro lordi l’ora….
Ma molta gente mette la mascherina ed i guanti per andare in auto ……
Il post forse non è tutta questa meraviglia, ma grazie per la stima. Anche il mio pensiero va a quelli che definisco “perseguitati economici”: trattiamo come cani i nostri lavoratori. Decisamente sarà dura riuscire a trovare una via per il futuro con questi comportamenti.
Personalmente sono stufo di essere circondato da persone schierate. Ho sempre affrontato i problemi come opportunità per migliorare e non come iatture superabili solo con un cervello in prestito.
Ultimamente vedo in sacco di gente che che ragiona solo utilizzando frasi prese in prestito dai tg o dai social media….una situazione decisamente poco piacevole che non avrà una fine positiva. Se entro in un negozio senza mascherina metà degli avventori mi guarda come un untore….
A causa del mio lavoro (per poter lavorare…) Ho fatto tre dosi di vaccino anticovid, ma ad inizio delirio ero in Ghana e sono risultato positivo. Purtroppo nessun medico mi ha rilasciato un certificato di guarigione e una volta rientrato in Italia ho dovuto fare il vaccino. Ho provato ha convincere le autorità facendo un test sierologico, ma la confusione magna che regnava al tempo non mi ha aiutato e quindi sono stato malissimo subito dopo la prima dose.
La seconda e e la terza sono andate marginalmente meglio.
Ho gestito svariati casi di positività a bordo dei mezzi di cui sono responsabile e non ho avuto un solo caso serio…
Però ho visto sparire svariati euro dal salario con la scusa “c’è il Covid”
In mezzo a tutto questo quando tro qualcuno che prova ad usare la ragione pur in mezzo alla tempesta non posso che esserne contento