Lo stato dell’Unione

Segnalano quelli di Internarket&More una bellissima tavola riassuntiva redatta da Timothy Lavin ed Amanda Buck per la testata The Atlantic.

La tavola originale, visibile a questo indirizzo, mostra i cambiamenti occorsi all’economia USA negli ultimi anni  ed è davvero illuminante – oltre che esteticamente bella. Si tratta di un riassunto di quello che è cambiato negli States in un arco temporale che arriva a coprire grossomodo l’ultimo decennio.

dati sul mercato del lavoro negli stati uniti d'america
Fonte: The Atlantic

Qui a sinistra, un estratto della tavola originale mostra qualche dato relativo al mondo del lavoro. I disoccupati – intuibile – sono raddoppiati a partire dal 2008; tra di essi sono cresciuti a dismisura quelli di lungo corso, privi di occupazione da almeno 27 settimane. La cosa che  desta più curiosità è il dato relativo ai “bamboccioni” a stelle e strisce: quasi un quarto dei giovani Usa tra i 18 ed i 29 anni d’età è stato costretto a rientrare a casa con i genitori. Semplicemente non riescono a mantenersi da soli, vivere da single costa troppo. La misura definitiva di questo problema è costituita dal numero di persone che vivono in povertà: in un paio d’anni negli Usa sono cresciute da 37,3 a 43,6 milioni. Più di sei milioni di nuovi poveri, col risultato di avere fatto salire la percentuale di indigenti al 14% della popolazione residente. Un altro record di cui si farebbe volentieri a meno. Davvero bizzarro il grafico a torta che sottolinea la fiducia dei più giovani: il 70% di essi ritiene ancora che gli Stati Uniti siano la terra delle opportunità. Beh, magari è anche vero: specie se il confronto viene fatto con la nostra repubblica delle banane.

notizie su economia e finanza negli Usa durante la crisi
Fonte: The Atlantic

Per le questioni finanziarie non sta andando molo meglio: qui destra, un altro spezzone del poster riassume le faccende economiche più banali. A troneggiare sono i fallimenti di banche: 314 nel biennio 2008 – 2010. Si tratta di un fenomeno a parte, che in Europa ci è ignoto: dalle nostre parti, di solito si interviene per fusione o incorporazione prima che la banca in difficoltà affondo; gli americani hanno uno stile diverso. Interessante il mutamento del sistema commerciale: dopo anni di crescita, le vendite sul web si sono ridimensionate. Il portale Ebay ha perso quasi il 20% del volume d’affari dal 2007 ad oggi. Si sono però raddoppiate le vendite nei negozi che praticano la formula “tutto a 99 centesimi”; un segno inequivocabile direi. Altra faccenda è la valuta: il dollaro naviga in acque poco buone, e le manovre ardimentose della Federal Reserve occupano spesso le prime pagine dei giornali. Nel triennio 2007 – 2010, la quantità di valuta in circolazione è passata da 819 miliardi di dollari a 977 miliardi. Si, quasi mille miliardi di dollari in spiccioli da portafoglio, con una crescita del 6% annuo. Un po tanto, visti i corsi economici. Comunque, per arrivare ai fantastilioni di zio Paperone possiamo guardare agli asset della banca centrale Usa; si tratta in prevalenza di titoli che coprono i mega prestiti concessi alle banche. Questo cumulo di soldi ha segnato un + 165% circa in tre anni: ad oggi questi titoli rappresentano un controvalore di 7530 dollari per ogni abitante degli States.

Un parametro non segnalato nel poster è quello del debito: in questa simpatica presentazione in tempo reale possiamo osservarne l’evoluzione. Al momento, con un debito pubblico di 14.000 miliardi di dollari, il prodotto interno lordo degli Usa ed il  loro debito pubblico sono ormai divenuti equivalenti. In breve tempo, riusciranno a disporre di una finanza pubblica peggiore di quella italiana. Fenomenale anche il debito complessivo, comprendente le quote relative ai privati: ad oggi 178.300 dollari per persona; gli americani brillano nel campo dell’indebitamento privato.

Fin che la barca va….

Questa voce è stata pubblicata in attualità, soldi, varie e contrassegnata con , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.