I viadotti italiani: l’intonaco che non t’aspetti

Le luci della ribalta in queste ultime settimane sono state tutte per il celebrato disastro del viadotto Polcevera, o ponte Morandi: importante fin che si vuole, ma non è l’unica situazione problematica per le infrastrutture italiane. Notizia di pochi giorni or sono: pare che ci siano problemi anche a carico di qualche altro grosso manufatto lungo le autostrade liguri. Nella fattispecie, lungo l’autostrada A26 in corrispondenza del Viadotto che scavalca via Ovada. I controlli successivi hanno coinvolto varie altre opere viarie nei dintorni, giusto per stare nel sicuro. Per quanto riguarda il viadotto lungo la A26, possiamo provare ad interrogare il motore di ricerca per le notizie dell’ultima settimana e vedere cosa ci racconta.

caduta di intonaco o calcinacci da viadotto a26 genova

Nelle prime due facciate la ricerca fornisce risultati grossomodo comparabili, tutti riferiti a pagine modificate nell’ultima settimana. Stando ai giornalisti di cui disponiamo, da un viadotto autostradale sarebbero piovuti “calcinacci”, o “intonaco”. Tra i risultati riassunti nella cattura a schermo, la variante “calcinacci” trova 5 sostenitori; la variante “intonaco” invece riscuote l’approvazione di ben 12 autori. In un singolo caso la prudenza induce ad utilizzare la definizione di “distacco di materiali”. Materiali è generico, e se stai sul generico te la cavi sempre bene.

Riassumendo: il cittadino italiano medio sembra abbastanza convinto del fatto che le travi in calcestruzzo armato con cui si realizzano i viadotti siano rivestite di intonaco. Non si sono registrate grosse polemiche attorno a questa faccenda, a parte la condivisibile preoccupazione per il distacco di materiale. Resta da capire a cosa dovrebbe servire intonacare un viadotto: forse per proteggerlo? Ma non è un intonaco la soluzione. E come sarà stato applicato? Costruendo un ponteggio in bambù alto un centinaio di metri e mettendoci sopra una squadra di muratori? L’aderenza sul calcestruzzo può essere scarsa, specie nel caso dei prefabbricati: come avranno risolto?

Quel che cade in questi giorni dal poco noto viadotto ligure non è intonaco. Con molta probabilità si tratta di copriferro, o concrete cover per dirla all’inglese. Lo spessore di calcestruzzo che separa la superficie dai primi e più esterni elementi dell’armatura metallica. Quando il copriferro prende a sbriciolarsi, occorre preoccuparsi: vuol dire che il degrado del manufatto è già considerevole. Probabilmente la gabbia d’armatura non è in buono stato. E qui dovrebbe intervenire il buon giornalismo, per dare conto agli italiani dei gravi rischi a cui sono sottoposti a causa delle infrastrutture fatiscenti che costellano il Paese. Invece no: con un colpo d’intonaco seppelliamo il problema, e torniamo a dormire beati. Fino al prossimo disastro.

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5 risposte a I viadotti italiani: l’intonaco che non t’aspetti

  1. UnUomoInCammino ha detto:

    Osservo centinaia di opere in calcestruzzo armato, con reticoli di resti arrugginiti di armature sbriciolate, consunte.
    Più hanno lucrato e più, questa orribile mancanza di manutenzione, è disgustosa, indecente.

    • fausto ha detto:

      E soprattutto pericolosa. Abbiamo decine di migliaia di manufatti di qualche rilievo – restando alle sole opere pubbliche – e di manutenzione non si discute. Il problema è che molte di queste opere sono ormai prossime alla conclusione della propria durata di vita.

  2. jgwolf ha detto:

    La combinazione tra ignoranza diffusa, ingordigia e arroganza è estremamente pericolosa.
    In un paese dove ci si lamenta più delle imposte che dei mancati servizi non mi stupisco che chi si muove per le strade si lamenti solo delle buche e non dello stato delle strutture.
    Mi permetto anche di aggiungere che un popolo che non si rende conto che voler risolvere il problema del traffico costruendo altre strade è come curare un’epidemia di diarrea costruendo più gabinetti pubblici, non può rendersi conto della situazione in cui versano ponti, canali, fiumi, etc… vuole solo godersi la sua macchinetta… intrappolato nel traffico

    • UnUomoInCammino ha detto:

      > voler risolvere il problema del traffico costruendo altre strade è come curare un’epidemia di diarrea costruendo più gabinetti pubblici

      Metafora efficace!
      Quando sento i cretini (sempre di formazione comunista, quella del frantumare le culture mischiando coercitivamente i popoli fu una delle principali caratterizzazioni dello stalinismo, del titismo (anti stalinista) comunque dei comunisti) che apòologizzano, implementano e difendono gli tsunami migratori, le islamizzazioni, le balcanizzazioni dell’Europa e altre catastrofi del genere contro i nazionalismi, sento dei pazzi furiosi che stanno orgoglionamente affermando di cavare i denti per risolvere i problemi delle carie e altre patologie odontoiatriche.

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